Il modo in cui i pazienti descrivono un attacco di panico presenta dei denominatori comuni, generalmente viene riferito “in quei momenti mi sento morire…il cuore batte forte…sento pressione al petto e nodo in gola…sento che potrei perdere il controllo, mi manca l’aria…è una sensazione terribile!” e ancora “in quel luogo non vado perché temo possa tornarmi l’attacco di panico…ho paura che accada e non mi sento di andare…” ecc. Si tratta solo di alcuni degli aspetti che vengono riferiti da chi soffre di attacchi di panico. Ad ogni modo, ciò che emerge da queste frasi è sufficiente per identificare le caratteristiche base che stanno alla base della sintomatologia e contribuiscono al mantenimento della stessa:
- Percezione di minaccia imminente
- Ansia ed attivazione corporea
- Paura della paura
- Evitamento
Quello che accade, quando si sviluppa un disturbo da attacchi di panico, è il susseguirsi di una determinata sequenza di eventi che in modo circolare conduce ad un nuovo episodio di panico ed è conosciuta come “circolo vizioso del panico”. Gli attacchi di panico sono il risultato di “catastrofiche interpretazioni” di eventi fisici e mentali, erroneamente considerati segni di un imminente disastro, quale avere un attacco cardiaco, svenire, soffocare o diventare pazzo. Ad esempio può succedervi di interpretare la sensazione di capogiro come imminente svenimento o quella di aumento del battito cardiaco come attacco di cuore.
Il circolo vizioso di solito culmina con l’attacco di panico vero e proprio e di solito consiste in una sequenza di pensieri, emozioni, sensazioni catastrofiche.
Ecco un esempio:
Ogni stimolo interno o esterno, che viene giudicato minaccioso, produce lo stato di ansia e i relativi sintomi somatici associati, che vengono interpretati in modo catastrofico. Essi a loro volta vanno ad aumentare il livello di ansia, intrappolandovi in un circolo vizioso che può culminare con l’attacco di panico vero e proprio. Una volta che l’attacco di panico è avvenuto intervengono altri fattori che mantengono la situazione:
- Focalizzarsi in modo selettivo sulle proprie sensazioni corporee con la convinzione di poterle monitorare.
- Mettere in atto comportamenti “riparatori e protettivi”
- Evitare di affrontare la situazione temuta
Paradossalmente, questi comportamenti che vengono messi in atto in atto con lo scopo di fronteggiare la situazione, posso contribuire al mantenimento o perfino al peggioramento della stessa. Vediamo come:
- Prestare attenzione selettiva ai fenomeni del proprio corpo e focalizzarsi su di esso porta ad un incremento delle sensazioni spiacevoli percepite, conducendo ad una maggior predisposizione ad attivare il circolo vizioso catastrofico!
- I comportamenti protettivi (es: sedersi, aggrapparsi, ecc) se agiti tutte le volte, momentaneamente riducono l’ansia percepita ma impediscono di disconfermare le proprie convinzioni, con una possibile intensificazione dei sintomi somatici.
- L’evitamento è un fattore di mantenimento poiché nel caso di situazioni critiche (es: non vado in quel negozio affollato per paura che si ripeta l’attacco di panico) limita la possibilità di provare ansia e scoprire che questa non porta alla catastrofe!
Ma se ho gli attacchi di panico ci sarà un motivo?
Oltre al fronteggiamento della sintomatologia ansiosa, è indubbiamente importante cercare di capire come mai gli attacchi di panico si sono presentati proprio in quella determinata fase della vita e che significato hanno nel vostro contesto di vita. Ogni essere umano costruisce ed interpreta gli eventi che accadano in base al proprio sistema di significati: una vicenda relazionale, un’emozione molto forte, una situazione lavorativa possono essere vissute ed interpretate in modo diverso da ognuno di noi.
Soltanto attraverso la comprensione del “significato” che il sintomo del panico possiede è possibile dare un contenuto a ciò che sta accadendo e prevenire le ricadute.
Nel prossimo articolo verranno affrontate le modalità per uscire dal circolo vizioso del panico.