Quando le critiche vengon da noi stessi: il potere del giudice interiore

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Quando le critiche vengon da noi stessi: il potere del giudice interiore

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Con il termine di giudice interiore si fa riferimento a quell’insieme di pensieri critici, accusatori e negativi che ognuno di noi rivolge talvolta nei confronti di se stesso. Ci sono persone che hanno giudici interiori sufficientemente equilibrati rispetto alle altre parti in gioco. Altre persone invece possiedono giudici interiori particolarmente severi e ipercritici. Se state riflettendo su voi stessi e finite per sentirvi totalmente giù di corda, fortemente colpevoli, sbagliati o non abbastanza adeguati, generalmente è il giudice che si sta esprimendo.

Ecco alcuni atteggiamenti tipici del nostro giudice interiore:

  • ci sminuisce
  • è scontento della nostra vita
  • ci confronta con altre persone e ogni volta ci definisce peggiori di loro
  • trova sempre qualcosa che non va anche quando abbiamo dato il massimo
  • ci sveglia volentieri anche di notte per ricordarci sbagli e brutte figure
  • mette in secondo piano successi e riuscite
  • crea sensi di colpa e sotterra la nostra autostima

L’intensità del nostro giudice interiore va ad influenzare anche la nostra capacità di gestione dei commenti e giudizi altrui. Ad esempio, immaginiamo di commettere un sbaglio al lavoro e una parte di noi non fa altro che ripetersi “sono troppo stupido per riuscirci, lo sapevo che avrei fallito”. Come ci sentiamo formulando questi pensieri? Probabilmente arrabbiati con noi stessi o delusi e tristi. In realtà non è l’errore in sé a scatenare il nostro stato d’animo e il nostro abbattimento: ciò dipende dai giudizi che diamo a noi stessi. Ora immaginiamo che un collega ci faccia notare lo sbaglio. Il modo in cui noi prendiamo la critica non dipende solo da come viene formulata esternamente ma anche da quanto il giudizio del collega faccia coalizione con il nostro giudice interiore. In generale crediamo sia soprattutto il commento degli altri a colpirci e spesso non ci rendiamo conto che i nostri punti dolenti sono il risultato della nostra severa autocritica. Un giudice interiore senza freni ci impedisce di godere di lodi e apprezzamenti. Il suo motto spesso è “Se qualcuno ti rivolge complimenti è perché non ti conosce abbastanza. Chi sa davvero come sei non te ne farebbe mai e poi mai”.

Quando si forma il giudice interiore?

Generalmente esso corrisponde alla voce interiorizzata delle figure che ci hanno cresciuto e che hanno avuto un ruolo significativo nel formare la nostra personalità. Quindi non c’è da stupirsi se le parole del nostro giudice interiore siano simili a quelle che usava nostra madre o nostra padre quando eravamo piccoli. Il giudice agisce con l’intento di fare di noi persone migliori, ai suoi occhi siamo imperfetti, mai abbastanza bravi.  Così facendo però, con ogni suo attacco mina la nostra autostima, più forte è il giudice e più debole l’amor proprio.

Come affrontare il proprio giudice interiore?

La prima cosa che possiamo fare è innanzitutto diventare consapevoli di questi nostri pensieri autodistruttivi, imparare a riconoscerli e comprendere in quali momenti si presentano più spesso. Riconoscere e osservare quanto essi ci facciamo male e non ci aiutano effettivamente a migliorare. Purtroppo non possiamo sbarazzarci dei nostri pensieri, anzi se ci impuntiamo che vogliamo combattere il chiacchiericcio del giudice interiore non facciamo che peggiorare la situazione. Ad esempio possiamo criticarci per aver avuto pensieri critici, ma pensate, chi dentro di noi ci può criticare per aver avuto pensieri critici? Sempre il giudice interiore.

Possiamo però fare qualcosa di estremamente utile e significativo per la nostra autostima. Dovete sapere che le chiacchiere del giudice interiore non sono altro che pensieri. E noi non siamo obbligati a credere a tutto ciò che passa per la nostra testa in un determinato momento. Il punto è proprio questo. Spesso ci facciamo fagocitare da alcuni nostri pensieri poiché automaticamente riteniamo che “se lo sto pensando significa che è vero” e invece no! I nostri pensieri sono solo pensieri. Possiamo quindi lasciar che i pensieri scorrano senza necessariamente sottometterci al loro volere o senza dargli particolare credito. Come un televisore accesso, che non vogliamo ascoltare ma non possiamo spegnare, ci mettiamo a fare altro e lo ignoriamo. Certo all’inizio la sua voce potrà esser assordante, si tratta di una voce presente sin dalla nostra infanzia e alla quale abbiamo sempre creduto, quindi all’inizio non è facile. Ma quel flusso di pensieri negativi non potrà mai esprimere chi siamo veramente. Se lo trovate utile potete anche trascrivere la voce del vostro giudice interiore, in questo modo aiutate la vostra mente a riconoscerlo ogni volta che esso si presenta. A poco a poco vi accorgerete che diventa sempre più silenzioso e così facendo acquistiamo maggior coraggio e autostima. Ovviamente non sparirà mai del tutto, in momenti di crisi o di grossi cambiamenti tornerà a farsi sentire ma sarà diverso il modo in cui noi ci rapportiamo a lui. Così facendo ci approceremo in modo più rilassato e tranquillo agli altri e ad eventuali critiche esterne. I miglioramenti più significativi della nostra vita non consistono nel cambiare gli altri ma essi avvengono dentro di noi.

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