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La comunicazione a doppio legame nella coppia: la storia di Penelope e Ulisse

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Le fiabe e i miti rappresentano un ricco materiale di riflessione per quanto riguarda le relazioni umane e di coppia. Il mito di Ulisse è conosciuto da tutti perché appartiene al patrimonio culturale comune ed ha quindi una pregnanza superiore rispetto a quella di altri miti.

BREVE SINTESI DEL MITO DI ULISSE (tratto da “Illusioni d’amore” di Verde e Pallanca)

Ulisse, Re di Itaca, lascia il suo regno e la bella sposa Penelope e parte per combattere la guerra di Troia. Ulisse parte per la guerra sicuro della fedeltà di Penelope, che nel momento in cui accetta l’allontanamento del compagno “automaticamente” assume un ruolo materno. Si da infatti per scontato che Penelope abbia soltanto bisogno di essere “regina del focolare”, lieta dell’attesa da trascorrere filando la sua famosissima tela. Non è più la partner o la compagna, ma le viene chiesto un cambiamento di ruolo che lei accetta. Ulisse finita la guerra si mette in viaggio per ritornare ad Itaca. Le sue peripezie ed emozionanti avventure comprendono anche relazioni importanti, come quella con la bella Nausicaa o quella con la maga Circe, simbolo sessuale senza sentimento. Solo quando sbarcato ad Itaca trova la fedele Penelope ad attenderlo, può integrare tutte le parti di sé.

Ritengo che la relazione tra Ulisse e Penelope, ben rappresenta un esempio di “Doppio Legame” all’interno di un rapporto di coppia. Quando si parla di doppio legame (Teoria del Doppio Legame di Bateson) si fa riferimento ad una situazione in cui la comunicazione tra due individui, legati da una relazione emotivamente rilevante, presenta un’incogruenza tra quello che viene detto a parole e ciò che viene espresso a livello non verbale (atteggiamenti, gesti, tono della voce) e la situazione è tale per cui il ricevente del messaggio non ha la possibilità di comprendere quale dei due messaggi sia valido e nemmeno di fare notare esplicitamente l’incongruenza.

Nella teoria ci sono alcuni elementi chiave:

– devono esserci due persone di cui una è la VITTIMA (il ricevente del messaggio) e l’altro è la persona che la lega;

– l’esperienza deve essere RIPETUTA NEL TEMPO;

– c’è una modalità di comunicazione verbale ed una analogica che contraddice nettamente la prima e che manda segnali tali da minacciare la sopravvivenza della “vittima”;

– il messaggio trasmesso a livello non verbale impedisce alla “vittima” di abbandonare il campo e “smascherare” l’interlocutore.

 

Nella coppia Ulisse-Penelope il potere appartiene ad Ulisse che impersonifica la figura dell’adolescente (e si trova in uno stato di bisogno), mentre Penelope che rappresenta la vittima, paradossalmente si trova nella posizione di “madre oblativa”.

Com’è possibile?

Penelope viene messa da Ulisse nel ruolo di porto-sicuro e lei accetta di recitarlo nella speranza che accada ciò che spesso accade nella storia del teatro, lei spera di diventare da “giovane attrice” a “prima grande attrice”. Questo è l’unico motivo illusorio e altrettanto narcisistico, che porta la nostra Penelope a mantenere il ruolo di “madre buona e paziente”. E’ solo l’illusione di avere in mano il gioco e di poter cambiare l’altro che tiene in vita il personaggio di Penelope. La comunicazione a doppio legame viene fatta da Ulisse; egli infatti richiede alla partner la regola della coppia aperta alla quale aggiunge: “Entrambi siamo liberi, non solo io lo sono, anzi io lo faccio per te, voglio che anche tu ti senta libera!” implicitamente il messaggio sottende il seguente non detto “ma sappi che se non accetti le mie condizioni ti lascio”.

E qui c’è il punto chiave: Ulisse in modo manipolatorio fa credere a Penelope di avere il potere all’interno della relazione, in realtà è lui che lo detiene ed è sempre lui che può uscire dal rapporto senza eccessiva sofferenza. Anche se il bisogno di affetto e amore è forte egli si illude di poterlo soddisfare con molte altre persone.

Penelope viene minacciata nel suo bisogno di autostima e la richiesta di Ulisse rappresenta quindi una “sfida” alla capacità di gestione di una situazione che inevitabilmente porterà problemi di ogni genere.

Alla prima comunicazione infatti segue un secondo messaggio che questa volta fa leva sul bisogno di proteggere e amare chi chiede aiuto (dote che possiede Penelope). E’ infatti all’immagine di salvatrice onnipotente di Penelope che Ulisse fa riferimento: “Sei la mia tettoia, il mio riparo, per uno scombinato e problematico come me”, potrebbe dire Ulisse al suo ritorno tra le braccia di Penelope.

Ad una affermazione positiva però (porto sicuro) ne segue immediatamente un’altra negativa, l’esser importante per l’altro non significa essergli fedeli e Ulisse potrebbe aggiungere “Se tu Penelope non accetti le mie condizioni vuol dire che non mi ami, non mi capisci, non sei come credevo persona matura ed equilibrata…ma è possibile che tu non capisca che se ogni volta torno da te è perché senza di te non vivo?”.

Vengono in questo modo trasmessi due messaggi da Ulisse che sono tra loro contradditori:

  1. Si afferma il proprio bisogno di libertà e di altre esperienze e implicitamente si addossa a Penelope la colpa della propria infelicità
  2. Si afferma anche il proprio bisogno dell’altro, della sicurezza e della protezione che l’altro può dare (Verde e Pallanca, 1984).

Sono proprio questi tipi di messaggi che creano una situazione a doppio legame. Se Penelope accetta la condizione del doppio legame rischia di ritrovarsi imprigionata in una relazione insoddisfacente e distruttiva dove le viene addossata la colpa dell’infelicità. Ad esempio, Penelope potrebbe verbalmente accettare la proposta di Ulisse ma a lungo andare, ritrovandosi nel ruolo di madre, la sua infelicità potrebbe esprimersi a livello sessuale con mancanza di desiderio. La sua risposta decodificata sarà quindi: “Sono disposta a farti da madre perché non riesco a rinunciare a te, ma non sono la tua partner”.

FONTE
Illusioni d’Amore (Verde, Pallanca, 1985)

 

 

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