Dipendenze: da cosa dipendiamo?

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Dipendenze: da cosa dipendiamo?

Internet-Addiction

Viviamo in un mondo pieno di dipendenze e l’essere umano stesso per vivere dipende da diversi fattori esterni. Abbiamo bisogno di cibo, di cura, calore, accudimento, di sesso, di relazioni sociali ecc… Al di là dei fattori di necessità primaria per la sopravvivenza esistono diverse forme di dipendenza molto sottili e generalmente condivise, tanto da non essere identificate come dipendenze. Se oggi ad esempio avessi dimenticato il mio cellulare a casa probabilmente sarei tornata indietro per recuperarlo o comunque in caso contrario avrei avvertito un leggero senso di ansia al pensiero di non poter contattare colleghi, amici, parenti e viceversa. Per non parlare poi di chi possiede uno smartphone (io compresa). Qui la situazione si complica perché al di là della dipendenza legata al cellulare si aggiunge la possibilità di consultare la posta elettronica e i quotidiani in pochissimo tempo inoltre si può comunicare più rapidamente con gli amici (whatsApp, messenger) , accedere più frequentemente ai social network (facebook, twitter ecc) ed eventualmente scaricare giochi. Tutto ciò incrementa la dipendenza nei confronti del cellulare e può generare anche situazioni critiche.

Esistono poi dipendenze ben più insidiose come quelle nei confronti del cibo, dell’alcol, delle sostanze stupefacenti e del gioco d’azzardo. Nel momento in cui si sviluppa una di queste dipendenze il meccanismo che sta alla base è lo stesso, cambia il mezzo attraverso il quale raggiungere il proprio fine. In tutti i casi ci si affida ad un modulatore esterno delle proprie emozioni, sia esso il cibo, l’alcol o il gioco. Questo accade poiché incapaci in determinati momenti di autoregolare le proprie emozioni in modo indipendente. Ad esempio: “sono triste…mangio, sono arrabbiato…mangio, sono in ansia…mangio, e mi sento meglio”. Il cibo in questi casi viene utilizzato per gestire emozioni che non hanno nulla a che fare con l’appetito. Come leggevo recentemente, oggi i problemi dovuti al cibo sono così diffusi poiché il cibo funziona bene, è facilmente raggiungibile, accettato socialmente e condiviso. È difficile immaginare un disturbo di questo tipo in un luogo in cui è difficile reperire cibo sufficiente alla sopravvivenza. Allo stesso tempo, però, in paesi poveri il problema di fondo permane..cambia semplicemente il mezzo, non si usa il cibo, ma si usano gli stupefacenti e l’alcol.

La questione dell’alcol è piuttosto controversa poiché è una sostanza legale, un alimento, facilmente reperibile la cui dipendenza è facilmente tollerata. A chi non è mai capitato di bere qualche bicchiere di vino in compagnia di amici? E di certo non diremmo di averlo fatto necessariamente per modificare il nostro stato emotivo, si può bere un bicchiere di vino rosso per accompagnare una buona cena o per passare una serata in allegria con gli amici. Quand’è che l’alcol diventa dipendenza? Sicuramente quando sta al posto di altro, come nel caso del cibo sopracitato, quando bevo per sentirmi meno triste, meno arrabbiato, meno solo, meno timido, meno ansioso. Il meccanismo si ripete poiché all’inizio l’alcol, così come il cibo, genera piacevolezza e allevia le sofferenze… si tratta solo di una breve illusione poiché dopo poco si ripercuote inevitabilmente contro la persona.

E degli stupefacenti che dire? Sono usati in tutte le culture per regolare i propri stati emotivi…la maggior parte dei consumatori inizia per divertimento e per curiosità ma il passo tra l’uso sporadico e la dipendenza è più breve. Come diceva uno dei miei professori “oggi viviamo nella società della pasticca” hai mal di testa? prendi una pasticca, sei triste? Prendi una pasticca… non sei sufficientemente carico per la serata? Prendi una pasticca. Ed ironicamente il professore aggiunge “sono anni che nessuno nomina più la letizia, le gioia, le serenità…queste emozioni non esistono più?” o forse, aggiungerei…non sono l’obiettivo primario per molti di noi oggi. In realtà l’uso di queste sostanze atrofizza la flessibilità e l’apprendimento dell’uomo, impoverendolo. Se sono depresso e ascolto la mia depressione, mi devo chiedere cosa fare per stare meglio e migliorare la mia condizione, se elimino la depressione con degli stupefacenti senza fare nulla, non giungo a delle modifiche costruttive, anzi rischio di cronicizzare la situazione. Lo stesso discorso può essere fatto per le sostanze stupefacenti che inducono rilassamento, se mi rilasso senza avere effettiva necessità di rilassarmi ma solo attraverso l’assunzione di una sostanza, riduco la possibilità di sviluppare hobby, relazioni sociali e capacità di autogestione emotiva.

Ogni volta in cui usiamo qualcosa al posto di qualcos’altro dobbiamo riflettere sul fatto che non stiamo gestendo al meglio il nostro sistema psichico e ciò, se diventa un’abitudine, è pericoloso.

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