La dipendenza conflittuale: Ti odio eppure ho bisogno di te!

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La dipendenza conflittuale: Ti odio eppure ho bisogno di te!

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“Una coppia è molto più che la semplice somma di due persone: è un vero e proprio sistema che crea un insieme dinamico più o meno stabile. Un sistema omeostatico. Non c’è persecutore senza perseguitato, protettore senza protetto, attivo senza passivo, altruista senza egoista, forte senza debole” (Poudat 2005).

Continuando il viaggio nel mondo delle dipendenze affettive, oggi vorrei parlarvi di una forma di dipendenza che si differenzia molto, almeno in apparenza, dai caratteristici comportamenti di adulazione e idealizzazione descritti nelle altre due forme di dipendenza (dipendenza “classica” e “codipendenza”).

Ciò che principalmente differenzia questa forma di dipendenza dalle precedenti sono comportamenti aggressivi, provocatori e/o svalutanti che il partner dipendente mette in atto nei confronti dell’altro partner. Non si tratta di scoppi di rabbia saltuari seguiti subito dopo da senso di colpa e dall’impellente necessità di chiedere scusa, come accade nel caso della dipendenza “classica”. Non si tratta nemmeno del controllo silente ma onnipotente che esercita il partner codipendente.

In questo caso l’aspetto rabbioso e persecutorio è presente in modo cronico all’interno del legame di coppia: l’altro diventa la valvola di sfogo, colui sul quale scaricare il proprio rancore e la propria frustrazione.

Come Borgioni specifica nel proprio saggio sulle dipendenza affettive, questa forma di dipendenza può essere primaria, ovvero viene riproposta dal soggetto in modo costante tanto nelle relazioni attuali come in quelle passate; oppure come accade nella maggior parte dei casi può essere l’evoluzione di una delle precedenti forme di dipendenza, l’approdo finale dopo svariati esiti negativi nei rapporti di coppia, “Ora basta subire, questa volta comando io! Non mi sottometterò mai più all’altro!” potrebbe esser una frase espressa da un partner che presenta tale forma di dipendenza.

Quali sono le caratteristiche dell’altro componente della coppia?

Questa dinamica di coppia tende a mantenersi anche per anni solo se l’altro partner:

  • presenta una struttura di personalità dipendente con la tendenza a sottomettersi e ad incassare il colpo
  • presenta anche egli una struttura di personalità aggressivo-dipendente del tipo “ogni tanto vinco io, ogni tanto vinci tu”. Si tratta di quelle coppie che possono andare avanti a ripicche reciproche per tanti anni.

Si può trattare anche di coppie che superata la fase di idealizzazione iniziale, a causa della dipendenza di fondo di entrambi i partner, rimangono incastrate in un legame infelice e fortemente distruttivo.

Ciò che mantiene uniti partner di questo tipo è la dipendenza reciproca dal legame di coppia e non tanto le caratteristiche idealizzate dell’altro partner come accade invece nelle altre forme di dipendenza. In questo caso il focus viene spostato dall’oggetto della relazione alla relazione stessa.

Il partner con questa forma di dipendenza, terrorizzato dalla propria solitudine, sceglie il meno peggio, si fa andare bene il rapporto con una persona che non stima, non desidera più e non ama ma che almeno gli consente di colmare quel vuoto interiore che tanto lo terrorizza.

Il sentimento che pervade questi rapporti è il DISPREZZO che il partner dipendente rivolge sia nei confronti dell’altro partner (bersaglio di continue provocazioni e svalutazioni) ma anche nei confronti di se stesso, ogni qualvolta si promette di chiudere la relazione senza riuscirci. È sul partner che viene scaricata tutta l’infelicità della coppia, è l’altro che viene ritenuto il responsabile di tutti i problemi, compresi i rapporti con i figli. Se l’altro partner tende a fornire risposte simmetriche, altrettanto svalutanti e provocatorie, si arriva ad una condizione di conflittualità cronica.

Coloro che maggiormente risentono di questo clima di coppia non sono solo i singoli componenti della coppia, che in realtà possono rimanere ancorati inconsapevolmente all’interno dei propri circoli viziosi anche per anni, alternando fasi di equilibrio a fasi di attacco reciproco; coloro che ne risentono maggiormente sono soprattutto i figli di queste coppie che vengono spesso manipolati dal partner dipendente o da entrambi i partner per essere scagliati contro l’altro genitore! La cronica conflittualità di coppia diventa il cibo peggiore che questi genitori-bambini danno in pasto ai propri figli. E’ come se fossero compagni di giochi, troppo impegnati a lanciarsi i giocattoli  per rendersi conto di chi li osserva e delle conseguenze delle loro azioni. I figli, in preda alla guerra di potere, possono essere scambiati per pedine da schierare a proprio piacimento, pur di vincere nei confronti dell’altro.

La cosa paradossale per chi osserva dall’esterno queste coppie è data dal constatare, al di là degli scontri continui e delle continue recriminazioni, quanto in realtà i due partner siano profondamente legati. Spesso sono entrambi fortemente dipendenti dal loro legame o uno è dipendente dal legame e l’altro dal partner stesso. Generalmente sono molto più dipendenti l’uno dall’altro di quanto non lasciano trapelare tra ripicche, provocazioni e svalutazioni reciproche. Tipico di queste coppie è minacciare di lasciarsi un giorno si e l’altro pure, continuando a stare insieme da anni.

L’illusione che governa queste relazioni è un’illusione negativa, una svalutazione sia di se stessi, sia del partner, e sia della relazione. Nella dipendenza “classica” il partner dipendente ha una percezione di se stesso come “privo di valore” e dell’altro partner come “speciale”; nella codipendenza abbiamo visto come il partner dipendente idealizzi sia se stesso che l’altro partner. In questo caso invece ci troviamo sul versante opposto “lui non sarà mai capace di prendersi cura di me, ed io non potrò mai aver cura di lui”.

Tutti questi convincimenti, sia positivi che negativi, non sono sbagliati di per sé, ma diventano problematici nel momento in cui sono l’unico modo rigido e inflessibile attraverso il quale si definisce il proprio partner. Così una rigida illusione negativa nei confronti del partner creerà con il tempo anche una forte distorsione cognitiva. Ovvero si tenderà a prestare attenzione solo ed esclusivamente a quei segnali che vanno a confermare la propria illusione. Se io credo profondamente che l’altro sia sbagliato e questa credenza è tanto rigida quanto inflessibile, l’altro potrà pure portarmi la luna ma io continuerò a non essere mai soddisfatto/a. Un regalo ad esempio, che un partner dona all’altro partner non sarà apprezzato ma verrà interpretato in chiave critica, ad esempio può esser percepito come l’ennesima dimostrazione dell’incapacità di riconoscere i gusti dell’altro “Sai che non piacciono questi cioccolatini! Che schifo, perché continui a regalarmeli! Ora se ci tiene a me, li vai a cambiare”.

Il vissuto interiore di una persona con questa forma di dipendenza non è positivo, egli/ella svaluta l’altro tanto quanto se stesso. Nel profondo si ritiene una persona incapace di trovare un altro partner, oppure ritiene che il proprio partner potrebbe essere il partner perfetto se solo si comportasse in modo diverso. E’ questo il meccanismo di dipendenza che porta questa persona a rimanere impigliata all’interno di una storia infelice anche per tutta la vita. Si illudono sia meno doloroso combattere una vita intera per cambiare l’altro, piuttosto che rimboccarsi le maniche e navigare nella propria solitudine, imparando a prendersene cura! 

Queste coppie se approdano in terapia di coppia e se entrambi i componenti sono sufficientemente motivati possono trarre molto giovamento sostituendo, almeno in parte, gli schemi rigidi e l’illusione negativa della coppia con una visione più costruttiva e positiva dell’altro.

FONTE
Borgioni, Dipendenza e Controdipendenza affettiva

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